"TABU' FESTIVAL"
Incontri, spettacoli, film, dibattiti, concerti
per riflettere sui tabù del nostro tempo
- Chi ha paura della morte
- La qualità del festival passa attraverso quella del parterre degli ospiti invitati. Personaggi come Vito Mancuso, Moni Ovadia e la filosofa Laura Boella, un maestro protagonista della scena musicale internazionale come il violinista Salvatore Accardo, ma anche diverse compagnie teatrali, a partire dall'Atir Milano a dall'autore-attore Fausto Paravidino, e poi Flavio Oreglio, la danzatrice Cristina Rizzo, il compositore Teho Teardo, il regista Pippo Delbono.
E' previsto un dibattito di alto profilo sul testamento biologico e l'eutanasia a cui daranno il loro contributo rappresentanti del mondo laico, radicale, e di quello cattolico, da Mina Welby e Silvio Viale ai docenti universitari Roberto Mordacci e Mario Picozzi. Così come sono stati programmati incontri con Beppino Englaro, il Vicario della Curia milanese Mons. Luca Bressan, un personaggio di spicco del mondo islamico, l'Imam Yahya Sergio Pallavicini, un esperto di buddhismo e meditazione, Nanni Deambrogio. Tanti punti di vista diversi: perché noi non garantiamo risposte, ci limitiamo a offrire delle buone domande, occasioni di confronto e di approfondimento.
Il Tabù Festival, ideato dall'assessorato per la Promozione delle Attività Culturali e Turistiche del Comune di Abbiategrasso e diretto da Fabrizio Tassi (giornalista, scrittore, critico cinematografico), ha un carattere territoriale – si svolgerà anche a Cassinetta di Lugagnano, Magenta, Morimondo e Robecco sul Naviglio, nella provincia sud-ovest di Milano – e nasce dalla collaborazione con il Comune di Milano (in particolare con l'assessorato alle Politiche Sociali e Cultura della salute), che ospiterà una conferenza stampa di presentazione a Palazzo Marino e anche il dibattito sui temi bioetici, a cui parteciperà l'assessore Pierfrancesco Majorino.
Il cartellone, molto ricco, prevede almeno due appuntamenti al giorno, ma anche tre-quattro eventi nello spazio di una giornata il sabato e la domenica. Il Tabù Festival può essere anche l'occasione per conoscere meglio un territorio della provincia di Milano che vanta grandi ricchezze ambientali, oltre che artistiche e culturali.
Parliamo di morte per parlare di vita. Forse addirittura di senso della vita. Perché solo grazie alla consapevolezza del limite è possibile dare un senso alle nostre giornate e viverle veramente e intensamente, in ogni singolo istante, in coscienza e libertà.
Non sarà un festival cupo o pessimista. Anzi. Sarà un'occasione per riflettere sulle ragioni che rendono la vita degna di essere vissuta, aiutati da chi (per professione, vocazione, talento) dedica la propria esistenza a questi temi.
Avremo l'opportunità di ragionare su alcune questioni (bio)etiche che rimangono insolute, trasformate in questi anni in motivo di polemica politica e ideologica.
Ma proveremo anche a ridere della morte, a sdrammatizzarla, a prenderla (prenderci) in giro.
"Chi ha paura della morte" è una domanda retorica, infatti è senza punto di domanda: tutti ne abbiamo paura, anzi, questa paura è forse una di quelle cose che unisce gli esseri umani a prescindere dalla cultura, la provenienza, la fede o la mancanza di fede. Ma "Chi ha paura del morte" è anche l'affermazione orgogliosa, e se vogliamo coraggiosa, di chi non ha paura di parlarne, di guardarla negli occhi, di ragionare sulla vita nell'orizzonte di quell'approdo inevitabile.
La guarderemo attraverso le parole di filosofi, teologi e scrittori, i suoni e le melodie dei musicisti, i movimenti di un corpo che danza, le immagini di vecchi e nuovi film, le suggestioni del miglior teatro.
Questo festival sarà anche e soprattutto l'occasione di incontrare uomini e donne di grande cultura e profondità, di vedere spettacoli di qualità, di ascoltare buona musica e rivedere capolavori del cinema. Tutte cose che fanno parte del piacere della vita. Anche quando si parla di morte.
Fabrizio Tassi
Non sarà un festival cupo o pessimista. Anzi. Sarà un'occasione per riflettere sulle ragioni che rendono la vita degna di essere vissuta, aiutati da chi (per professione, vocazione, talento) dedica la propria esistenza a questi temi.
Avremo l'opportunità di ragionare su alcune questioni (bio)etiche che rimangono insolute, trasformate in questi anni in motivo di polemica politica e ideologica.
Ma proveremo anche a ridere della morte, a sdrammatizzarla, a prenderla (prenderci) in giro.
"Chi ha paura della morte" è una domanda retorica, infatti è senza punto di domanda: tutti ne abbiamo paura, anzi, questa paura è forse una di quelle cose che unisce gli esseri umani a prescindere dalla cultura, la provenienza, la fede o la mancanza di fede. Ma "Chi ha paura del morte" è anche l'affermazione orgogliosa, e se vogliamo coraggiosa, di chi non ha paura di parlarne, di guardarla negli occhi, di ragionare sulla vita nell'orizzonte di quell'approdo inevitabile.
La guarderemo attraverso le parole di filosofi, teologi e scrittori, i suoni e le melodie dei musicisti, i movimenti di un corpo che danza, le immagini di vecchi e nuovi film, le suggestioni del miglior teatro.
Questo festival sarà anche e soprattutto l'occasione di incontrare uomini e donne di grande cultura e profondità, di vedere spettacoli di qualità, di ascoltare buona musica e rivedere capolavori del cinema. Tutte cose che fanno parte del piacere della vita. Anche quando si parla di morte.
Fabrizio Tassi