Serata con Moni Ovadia
- “Imparare a morire”
- Moni Ovadia è uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura e artisti della scena italiana. Il suo teatro musicale, ispirato alla cultura yiddish, che ha contribuito a fare conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea, è unico nel suo genere, in Italia ed in Europa. Il suo pubblico abbraccia tutte le generazioni.
E’ anche noto per il suo costante impegno etico e civile a sostegno dei diritti e della pace.
Nato a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, di discendenza ebraico-sefardita, greco-turca da parte di padre e serba da parte di madre, alla fine degli anni '40 Moni Ovadia si trasferisce a Milano con la famiglia. Già negli anni del liceo comincia la sua attività artistica come cantante e musicista di musica popolare con Roberto Leydi, fondando successivamente il “Gruppo Folk Internazionale”, con cui si dedicherà allo studio della musica tradizionale di vari paesi, in particolare dell’area balcanica.
L'attività di teatro vera e propria inizia nel 1984 quando avvia una serie di collaborazioni con numerose personalità della scena tra cui Pier’Alli, Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Giorgio Marini, Franco Parenti. È questa per Moni Ovadia l’occasione di fondere le proprie esperienze di attore e di musicista, dando vita alla proposta di un “teatro musicale” lungo il quale ancora oggi opera la sua ricerca espressiva.
Nel 1993 con Oylem Goylem, una creazione di teatro musicale in forma di cabaret, Ovadia si impone all’attenzione del grande pubblico e della critica giornalistica.
A questo spettacolo ne seguiranno molti altri quali Dybbuk, Ballata di fine millennio, Il caso Kafka, Mame,mamele,mamma,mamà… Il Banchiere errante, L’Armata a cavallo, Le storie del Sig.Keuner, Shylock, il Mercante di Venezia in prova. E’ del 2013 “Adesso Odessa”, intervallato da brani musicali eseguiti dal violinista odessita Pavel Vernikov, la violinista Svetlana Makarova e il pianista Pavel Kachnov.
L'attività di Moni Ovadia non si è limitata solo a quella teatrale: cinema (Moretti, Monicelli, Andò,), radio, dischi, libri, lezioni universitarie, fanno da contrappunto alla sua attività principale.
Per 5 anni è stato Direttore Artistico di Mittelfest (Festival della cultura mitteleuropea) di Cividale del Friuli. Nel corso di questi anni gli sono stati conferiti numerosi premi alla carriera e all’impegno civile tra i quali, come egli stesso ama ricordare, il “Sigillo per la pace”, conferitogli dalla città di Firenze, il “Premio Franco Enriquez” per l'impegno civile, il “Premio Speciale UBU 1996” per la sperimentazione teatrale, il “Premio Govi” dalla città di Genova e nel 2009 dal Presidente della Repubblica Italiana il Premio De Sica per il teatro e nel 2010 il prestigioso Premio Musatti dalla Società Psicoanalitica Italiana.
Nell’autunno del 2005 gli è stata conferita una laurea honoris causa in Lettere-Filosofia dall’Università di Pavia e, nel 2007, in Scienza della Comunicazione dall’Università per Stranieri di Siena.
"All'inizio dell'avventura del monoteismo ebraico, c'è un'annunciazione che precede di 1.500 anni quella cristiana. Abramo, circonciso e centenario, è in comunicazione col divino e apprende che sua moglie Sara, novantenne e sterile, gli darà un figlio. Per tutta reazione, Abramo si scompiscia dalle risate, è ovvio che non ci crede, mentre il riso di Sara è più vergognoso ma non meno scettico. Nove mesi dopo, il Santo Benedetto si presenta per annunciare che il nascituro si chiamerà Isacco, nome che in italiano dice poco ma in ebraico è il futuro del verbo ridere. Eccolo, il figlio per quei due che tanto risero nel momento dell'annunciazione. L'identità ebraica è uno scoppio di risa, come l'aprirsi all'utopia, al cortocircuito tra senso e controsenso. Magari, la risata ebraica comincia con Caino che chiede "Sono forse io il custode di mio fratello?", dopo averlo ucciso. Ma Dio raccoglie la provocazione, dicendo "nessuno tocchi Caino"". (Parole di Moni Ovadia raccolte a “Torino Spiritualità” 2012 da Maurizio Crosetti per Repubblica.it)