AFRICAN REQUIEM
- Siamo nei dieci secondi successivi all'omicidio: un bagliore di luce, poi il caos di una faticosa presa di coscienza.
Isabella Ragonese è un'Ilaria Alpi appena uccisa, che si desta come da un improvviso letargo e ripercorre la propria vicenda in un susseguirsi di saette di memoria. Ne nasce una carrellata di tredici frammenti, incursioni spietate nella ferita ancora sanguinante di una Somalia contraddittoria, terra di torbidi compromessi e nefandi accordi mascherati dietro l'alibi di una beffarda cooperazione. ...In un vortice di evocazioni e di opposti stati d'animo, fra tesissime ascese e discese vertiginose, la tela del calvario si tesse e ritesse da sola, componendo un puzzle inaudito in cui le parole di Ilaria si sdoppiano fra Isabella e Luisa Cattaneo, magari poi aprendosi in nitidi flashback dove i faccendieri hanno i sorrisi larghi di Gioele Dix, e il Sultano di Bosaaso i toni di un asettico intollerabile Gianmarco Tognazzi.
Nel ventesimo anniversario dell'omicidio di Ilaria Alpi a Mogadiscio (1994-2014), Stefano Massini conclude il suo progetto drammaturgico intorno alla giornalista del Tg3: un percorso teatrale affidato alle voci di tre grandi interpreti che si sono susseguite nel tempo: prima Ottavia Piccolo, quindi Lucilla Morlacchi e infine Isabella Ragonese. Un recital di luci e ombre, dove una partitura di voci si amalgama continuamente alla musica.
«Isabella - esemplare in questa interpretazione - è lì sul palco, senza trucco e con i capelli sciolti, elegantissima nella sua estrema semplicità, completamente vestita di nero per onorare l’epilogo funesto di una vita e di una professionalità spesa all’insegna della ricerca della verità.
Ci accompagna in questo cammino di consapevolezza, tra i colori e gli odori della Mogadiscio descritta da Ilaria Alpi nei suoi appunti di viaggio, grazie anche all’ottima reinterpretazione di Stefano Massini, che travolge il pubblico attraverso la scelta del lessico e i ritmi serrati di narrazione.
Un percorso che passa dal clima festoso e colorato dei mercati che tracimano di spezie, tè, scarpe di plastica ed improbabili oggetti di artigianato locale, alla città grigia di smog e vapori martoriata dalla guerra, dove gli uomini vivono ammassati tra scheletri di automobili bruciate e palazzi sventrati dalle bombe, circondati da guerriglieri armati; dall’ingenuità dei bambini che giocano per strada e dei vecchietti che continuano i loro percorsi quotidiani a cavallo di dromedari e mezzi di fortuna, alla determinazione delle guardie che si contendono un kalashnikov con incise scritte slave, primo indizio dei loschi traffici commerciali con l’occidente; dalle ricche feste organizzate dai diplomatici italiani, alle immagini di corpi martoriati dai veleni provenienti dall’Italia, dapprima nascosti sotto le opere infrastrutturali in corso d’opera (inutili e dispendiose) e poi gettati direttamente in mare (...)»
(Serena Lena, Saltinaria)
Nel 1994, durante un’inchiesta a Mogadiscio, in Somalia, la giovane reporter RAI Ilaria Alpi e il suo cameraman Miran Hrovatin vengono brutalmente assassinati. La giornalista stava indagando su donazioni di denaro provenienti da organizzazioni umanitarie italiane destinate ai paesi del Terzo Mondo e finalizzate alla costruzione di strade e infrastrutture.
Inoltrandosi nell’inchiesta sempre più in profondità, la giornalista scopre che queste organizzazioni umanitarie erano in realtà una copertura delle agenzie segrete del governo italiano impegnate nella spedizione di tonnellate di rifiuti tossici da smaltire in maniera occulta in questi paesi.
La verità, attorno alle loro morti e attorno ad uno dei più grandi scandali di corruzione di un governo nella storia europea, attende ancora d’essere scritta.
L’esempio di giornalismo di Ilaria Alpi è ancora oggi un punto di riferimento.
(www.associazioneilariaalpi.it)
Inoltrandosi nell’inchiesta sempre più in profondità, la giornalista scopre che queste organizzazioni umanitarie erano in realtà una copertura delle agenzie segrete del governo italiano impegnate nella spedizione di tonnellate di rifiuti tossici da smaltire in maniera occulta in questi paesi.
La verità, attorno alle loro morti e attorno ad uno dei più grandi scandali di corruzione di un governo nella storia europea, attende ancora d’essere scritta.
L’esempio di giornalismo di Ilaria Alpi è ancora oggi un punto di riferimento.
(www.associazioneilariaalpi.it)