IN VIA DEL CAMPO
NASCONO I FIORI
- Una storia tutta genovese. La lotta di una transessuale per conquistare il diritto di vivere la propria identità, attraverso esperienze drammatiche, e laceranti: la prostituzione, le droghe, il carcere, ma anche la passione, gli amori, le amicizie. Una storia vera.
«Sono nato il 14 novembre 1942 in un paesino sperduto nelle colline lucchesi da una famiglia contadina. Già da piccolo sentivo il desiderio inconfessabile di immedesimarmi in una identità femminile. Fino a quanto ho creduto di essere l’unica mente malata sulla faccia della terra, avevo pensato a come aggirare l’ostacolo: farmi prete». ...Mario Bianchi “Rossella” ha poi deciso di non farsi prete, nel 1964 è arrivato a Genova, nel “ghetto”, dove tutt’ora esercita il mestiere più antico del mondo. Da questa incredibile storia è nato un libro, “In via del campo nascono i fiori” (Imprimatureditore, euro 14.50), e anche uno spettacolo itinerante, “Rossella in trans...ito”, che vedremo in scena nella splendida Villa Negri di Cassinetta di Lugagnano
A “duettare” con Rossella, attraverso una serie di domande, il giornalista Massimo Lagomarsino, mentre i momenti più salienti della sua vita, narrati nel libro, saranno sottolineati da canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana interpretate da Dalila Muscarella.
Saranno due canzoni cult di Fabrizio De Andrè, “Via del Campo” e “Princesa”, a dare il via e a segnare l’epilogo dello spettacolo.
Da “Princesa”, celebre canzone di Fabrizio De Andrè, nasce l’omonima associazione voluta da don Andrea Gallo e presieduta da Rossella Bianchi. Princesa si batte per i diritti dei transgender, contro la transfobia e l’omofobia, per la promozione dei diritti, dell’identità sociale e personale.
Scrive Rossella: «Molti dicono che vendere il proprio corpo sia la cosa più umiliante, ma quando hai conosciuto il dramma di non essere accettata dalla tua famiglia, dalla società, la frustrazione di vederti rifiutato un lavoro al quale avresti diritto, la persecuzione e la fame, la prostituzione è una via d’uscita. Se non obbligatoria, almeno la più indolore. Quando non hai più fame puoi comprarti quello che ti piace ti accorgi che non te ne frega niente di chi non ti da un lavoro, di chi non ti accetta, di chi ti deride, perché il lavoro te lo sei inventato e un po’ di dignità la recuperi senz’altro».
Scrive Rossella: «Molti dicono che vendere il proprio corpo sia la cosa più umiliante, ma quando hai conosciuto il dramma di non essere accettata dalla tua famiglia, dalla società, la frustrazione di vederti rifiutato un lavoro al quale avresti diritto, la persecuzione e la fame, la prostituzione è una via d’uscita. Se non obbligatoria, almeno la più indolore. Quando non hai più fame puoi comprarti quello che ti piace ti accorgi che non te ne frega niente di chi non ti da un lavoro, di chi non ti accetta, di chi ti deride, perché il lavoro te lo sei inventato e un po’ di dignità la recuperi senz’altro».